Anche le banche possono sbagliare, in certi casi, per via di segnalazioni errate, si può chiedere un risarcimento: quando si deve segnalare?
Anche le banche possono sbagliare e compilare informazione che poi si rivelano errate. Solitamente, succede quando l’impiegato sta per compilare il modulo, informando la banca del mancato pagamento di un contribuente. Ma quando si è cattivi pagatori? È la banca del cliente a segnalare al SIC e alla Centrale Rischi la situazione del cattivo contribuente.

Si può essere segnalati come cattivi contribuenti nel caso in cui non si riesca più a pagare il mutuo o non si riesca a rimborsare un prestito, oppure se non si pagano le normali tasse sul conto. In tal caso, il contribuente va incontro a conseguenze abbastanza gravi, che prevedono un iter specifico, il quale inizia con la segnalazione alla banche dati creditizie.
Cattivo contribuente, quando scatta la segnalazione e quando è possibile chiedere un risarcimento
Quando si viene segnalati come cattivi pagatori, la banca ha il diritto di bloccare il conto corrente del cliente ed effettuare tutti gli accertamenti del caso. Ciò ovviamente diventa un grosso problema per il cittadino, il quale si vede bloccato il conto e perciò non può più effettuare le normali operazioni bancarie.
Le banche effettuano la segnalazione tramite i servizi informativi SIC, ossia i Sistemi di Informazione Creditizie, oppure tramite la Centrale Rischi della Banca d’Italia. Tramite appositi moduli, le banche informano sulle irregolarità in atto da parte del cliente. Naturalmente, non basta saltare una rata o due del mutuo per vedersi bloccato il conto ed essere segnalati al SIC. La segnalazione deve essere sempre giustificata.

Un ritardo oppure una insolvenza non costituiscono un grosso reato, perciò la banca è chiamata a rispettare determinate tempistiche prima di inviare la segnalazione. Tuttavia, se si comincia a non pagare diverse rate, allora la banca inizia a effettuare degli accertamenti sulla situazione economica del cliente, monitorando stipendio, denaro in entrata e in uscita sul conto, patrimonio e reddito complessivo.
Dalla segnalazione di cattivo pagatore alla richiesta di risarcimento
Una volta accertata la morosità grave e persistente del contribuente, la banca deve trasmettere la segnalazione seguendo un iter. Il primo passo è informare il cliente stesso di insolvenza, tramite una lettera cartacea, oppure tramite Pec o tramite raccomandata, inoltre si stabilisce un tempo entro il quale saldare il debito. In genere, si danno tra i 15 giorni e i tre mesi di tempo.
Se la banca non è in grado di dimostrare la consegna del preavviso, la segnalazione risulta viziata, quindi non valida. Se la segnalazione non è avvenuta, allora il contribuente può richiedere la cancellazione dei dati alle banche dati creditizie e addirittura fare richiesta di risarcimento.

L’errore della banca, dunque, costa un risarcimento al cliente, anche se questo ha contratto dei debiti. Il risarcimento deve essere giustificato, quindi il cliente deve subire conseguenze negative, come ad esempio l’impossibilità di accedere a finanziamenti per via della segnalazione.
La banca è obbligata a trasmettere informazioni corrette e a rispettare tutti i passaggi, essendo responsabile di tempestività e di precisione, nonché di veridicità dei dati forniti. Non sono ammesse informazioni parziali e non corrette. Chi è stato segnalato come cattivo pagatore non resta iscritto nei registri a vita, la segnalazione infatti decade dopo un periodo di tempo stabilito, in genere per un massimo di tre anni per i debiti più gravi.